Che cos’è e quali sono i pro ed i contro del riscaldamento a pavimento? È possibile realizzare questa tipologia di impianto anche in ambienti già finiti?
Il riscaldamento a pavimento è una soluzione sempre più utilizzata nelle realizzazioni edilizie di recente costruzione. Al contrario di quanto si pensa, questo tipo di riscaldamento era già impiegato negli anni Sessanta e fu largamente utilizzato per tutti gli anni Settanta. In seguito fu poi progressivamente abbandonato in favore di impianti di riscaldamento con elementi radianti alle pareti.
Per quale ragione? In primo luogo, perché l’utilizzo di radiatori era più economico. In secondo luogo perché il calore sviluppato dagli elementi a pavimento si rivelava, in qualche caso, troppo elevato: un problema superato oggi grazie a nuovi materiali e a una tecnologia decisamente più avanzata.
Riscaldamento a pavimento: quali sono le tipologie?
Un impianto di riscaldamento a pavimento è costituito da tubature, in cui circola acqua calda, oppure da resistenze elettriche, posizionate sotto il pavimento e appoggiate a una superfice isolante.
Immaginando di “sezionare” il pavimento di un luogo con questo tipo di riscaldamento, troveremo nello strato inferiore la soletta su cui poggia un pannello isolante abbinato a un foglio in PVC.
Il pannello può essere realizzato in polistirolo sagomato o altro materiale isolante. Negli ultimi tempi viene impiegato molto spesso anche il sughero, materiale naturale che unisce alle proprietà isolanti anche buone qualità fonoassorbenti.
Sopra il pannello sono disposte le tubazioni o le resistenze elettriche. Le tubazioni possono essere realizzate in polietilene, plastica o metallo. È essenziale che siano resistenti a schiacciamento e corrosione. Di solito, sopra le tubazioni viene gettato il massetto, un impasto realizzato con un legante (cemento e sabbia, nel caso dei massetti tradizionali) e dell’acqua.
I massetti radianti, cioè con capacità di irradiare il calore, si distinguono in base al legante che può essere solfato di calcio, calce o magnesite. I massetti o, per meglio dire, la composizione della loro miscela, può essere realizzata direttamente in cantiere o essere preconfezionata da ditte specializzate. È essenziale che, una volta asciutto, il massetto sia piano, con alta resistenza meccanica, senza soluzione di continuità e crepe.
Completano l’impianto, la caldaia tradizionale, a condensazione o una pompa di calore e le termovalvole per aprire e chiudere i circuiti delle tubazioni.
Come abbiamo visto, esistono impianti di riscaldamento a pavimento ad acqua e impianti con resistenze elettriche. Esistono anche impianti definiti “a secco”, sui quali non viene steso il massetto.
Lo spessore del massetto radiante è regolato da norme UNI, in particolare dalla norma UNI EN 1264 e UNI EN ISO 1185.
I vantaggi
L’utilizzo del riscaldamento a pavimento ha alcuni vantaggi in termini di risparmio economico, salvaguardia dell’ambiente e salubrità dei locali.
La dispersione è minima e la distribuzione del calore è più uniforme, grazie all’utilizzo di materiali radianti come il massetto e alla conformazione dell’impianto distribuito lungo tutta la superficie. Ciò evita la creazione di ponti termici o grandi differenze di temperatura tra un ambiente e l’altro, condizioni che favoriscono il proliferare delle muffe. L’impianto e la sua distribuzione sono anche una barriera contro l’umidità.
Per ottenere ambienti caldi è sufficiente che la temperatura dell’acqua nelle tubazioni raggiunga i 30/40 gradi. I radiatori tradizionali a parete, invece, arrivano a far circolare acqua a circa 70 gradi. Questo si traduce in un rilevante risparmio energetico. Inoltre, l’acqua può essere riscaldata anche con pannelli solari o altri sistemi green.
Il riscaldamento a pavimento non rilascia nell’aria sostanze inquinanti volatili, come può accadere con i termosifoni o elementi di riscaldamento ad aria. In più permette di utilizzare l’intero spazio abitativo perché le pareti sono libere.
È particolarmente versatile: non solo può essere posizionato sotto ogni tipo di pavimento, compreso il parquet, ma può essere utilizzato nei mesi estivi per raffrescare gli ambienti.
Gli svantaggi (pochi)
Abbiamo visto i numerosi “pro” del riscaldamento a pavimento, vi sono tuttavia anche alcuni “contro” da valutare. In primo luogo, i costi di istallazione sono più elevati, ma possono essere recuperati grazie ai minori consumi.
Un’altra criticità è rappresentata da un’eventuale manutenzione straordinaria: nel caso in cui si debba intervenire sull’impianto sarà necessario rimuovere il pavimento.
L’impianto porta l’ambiente in temperatura lentamente, un problema parzialmente risolto dalla domotica con cui si può procedere all’accensione prima di rientrare a casa.
Non è adatto a chi ama i tappeti: questi funzionano da “schermi” per il calore.
Il riscaldamento a pavimento può essere realizzato in una fase successiva alla costruzione?
Sì, a patto naturalmente di esser disposti a rifare le pavimentazioni.
Istallare un riscaldamento a pavimento richiede competenza ed esperienza. Non solo è da evitare il “fai da te”, ma anche l’affidarsi a imprese non specializzate. Una volta posizionato l’impianto, qualsiasi intervento successivo risulta infatti invasivo e costoso. Meglio affidarsi a esperti del settore.